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Immagine del redattoreLaura Spadoni

Dico MAI 'NA GIOIA perchè colleziono meraviglia.

Aggiornamento: 24 set 2018


Il mai 'na gioia è un palliativo. Pronunciarlo attenua i sintomi della meraviglia, quella trascurabile, che si nasconde dietro alle piccole cose che sanno dare sollievo per un po'.


Ad esclamarlo concitato, il mai 'na gioia può funzionare da sedativo al mal di stupore che ci affligge e non si riesce a combattere, cancro inarrestabile che colpisce dritto al centro motore, quel muscolo spugnoso, ticchettante e beffardo. Una cura al morbo che attacca il sistema immunitario e le barriere di indifferenza per innalzare castelli di carta, alti e maestosi, aspettative, pronte a crollare al primo sbuffo leggero e arrogante di un bambino dispettoso, come è l'ignoto, come il futuro, come il chissà che diventa adesso. E l’adesso che non è mai uguale al forse sarà.


E allora mai 'na gioia, perchè così com'è, il momento, la giornata, il semestre, l'anno, la vita non va bene mai, perchè poteva essere qualcosa di più, però poi si è messo di mezzo quell'imprevisto, quella brutta piega, quel banco a scuola, quel tavolino al bar, la sella di un motorino, una chicchierata intrattenuta senza dire nulla, quella animata da tante cose da dire, la beffa del caso che - quando ci si mette davvero! - il brutto tempo, un bicchiere di troppo, uno mancato, un sorriso, una lacrima, le carezze intrappolate in un palmo chiuso, un pugno sciolto in una mano aperta, i volti che costellano una stanza, che affollano una piazza, che infestano un'esistenza, che la forgiano.


Lo senti, il ticchettio di quel muscolo spugnoso e beffardo che accellera, il castello che crolla, la voce che si inasprisce e tu che subito: mmmh mmmmh, se, se, un due tre, prova prova,mi sentite li in fondo? Anche? Tutti? Si?! Ok! mmmmh mmmmmh MAI 'NA GIOIA OH.

Tu che, quando fuori piove, ti ricordi troppo tardi di aver dimenticato l'ombrello e allora anche il tuo umore si fa nero. Tu che quando sei in attesa di un mezzo pubblico, questo va in panne e perdi la corsa. Tu che ordini un pacco e il contenuto ti arriva difettoso. Tu che fai la fila al reparto salumi e quando è il tuo turno, è già tutto terminato. Tu che becchi l'influenza solo durante le vacanze, proprio tu, che sai amare chi non ti ama e non ami chi saprebbe davvero farlo. Tu che hai tante cose da dire, ma non sai comunicare. Tu che sogni, poi ti svegli.


E poi, ticchettio, crollo, voce insaprita e: mai 'na gioia.


E' spontaneo, semplice, come quello che segue dopo. Perchè ad ogni mai 'na gioia pronunciato, segue sempre una grande risata, che esplode così, all'improvviso, quando frughi nelle tasche del tuo zaino e realizzi che l'ombrello è nell'altra borsa, proprio quando ti serve. Quando il monitor della fermata segna 260 minuti di ritardo e il marciapiedi si affolla. Quando scarti la confezione Amazon e ti ritrovi un puzzle di cocci da ricomporre, ma il reso non vale l'attesa. Quando finalmente servono il numero 79 ma i fortunati dal 56 in poi hanno già saccheggiato il bancone. Quando il mercurio del termometro si spinge oltre il 38.


Mai 'na gioia. Mai oh, davvero, Ahhhhhhh...ah-ah, mai mai, ahahah ma manco per sbaglio... AHAHAHAHAHAH.


Perchè il mai 'na gioia è un palliativo per noi che collezioniamo meraviglia e viviamo in funzione di momenti di trascurabile felicità. Per noi, che siamo completi, comunque. Per me perchè compongo il mio personale album della serenità e colleziono momenti semplici, come fossero figurine rare. Come quando...


Quando entro al bar non devo dire nulla, mi lascio riconoscere e:


"Buongiorno, il solito?"

"Grazie!"

"A te. CAPPUCCINO DA PORTAR VIA PER LA RAGAZZA!!"


Quando ci sono le strisce pedonali e non devo combattere con l'ansia di attraversare correndo e pregando che non mi investano.


Quando mi abbracciano, senza motivo, solo per farmi sapere che mi vogliono bene.

Quando lo fanno per chiedere scusa. Quando lo fanno perchè sanno che mi fa star bene.


Quando il mio gatto non miagola alle 4.00 di notte solo perchè vuol assicurarsi che sia in camera. E mi lascia dormire.


Quando ho il coraggio di dire qualcosa che mi fa paura. E le mani tremano, la spugna ticchettante picchia forte in petto ed io, per una volta non sto zitta. E allora, respiro, mi butto e lo dico. E non mi importa se ho la voce rotta, se traballo e son farfalla. In quel preciso istante non penso più all'effetto che fa, alle reazioni. È un momento, dove penso a me prima, e poi agli altri.


Quando c'è sciopero però ho il passaggio in moto per andare in ufficio e non devo fare la levataccia. E non devo sgomitare, e non devo fingere di non sentire quando il pazzo di turno ti sbraita addosso. E non devo ripassare le regole de I quattro cantoni e ringraziare poi i miei amici di infanzia per avermi insegnato a correre veloce e ad occupare un posto libero prima degli altri.


Quando dico "io l'avevo detto" quando l'avevo detto davvero.


Quando mi dicono che scrivo bene. Perché so che quello che ho scritto è arrivato. Perché so che quello che provo, è condiviso. E il turbamento di uno diventa dolore a metà.


Quando chi non senti da un po' ti chiede"Come stai?" perchè lo vuol sapere e chi vedi spesso ti chiede "Come stai?" solo quando ti vede turbato, perchè altrimenti è un intercalare.


Quando suona la sveglia ma è sabato e posso disattivarla e continuare a dormire.


Quando rientro dopo una giornata fuori e la casa ha il profumo di cena.


Quando faccio qualcosa solo perchè voglio che gli altri sorridano, e loro sorridono per un po' e poi magari se ne dimenticano. Il momento di felicità è lì, sapere che i miei gesti non sono mai scontati. E che a mio modo, sono anche io un momento di trascurabile felicità.


Quando desideri tanto qualcosa che "ma figurati, ma ti pare? non potrebbe mai!" e poi, tac, succede. O quando non la desideri affatto, non ci avresti mai pensato, "non l'avrei mai detto, ma no impossibile!" e poi, boh, succede.


Quando ho il coraggio di essere chi sono senza la paura di sentirmi in errore.


Per me, per te. E' per gente come noi che è stato pensato il mai 'na gioia, per chi colleziona meraviglia e non ha bisogno di fortuna. Per me, per te, per chi la fortuna, se la crea.


Il mai 'na gioia è un po' il nostro "Come stai?", quello detto così, per intercalare.


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