top of page
Immagine del redattoreLaura Spadoni

Come un funambolo, passeggio sulle mie paure

Aggiornamento: 4 lug 2022


Peso. Vibrazioni. Gravità.

Tranquillo, devi stare tranquillo. Avanti, calmati. Sta' calmo.

Forza. Così.

Ora respira.

Butta fuori l'aria e concentrati. Focalizzati su un particolare, solo uno.

Puoi farcela.

Devi farcela, devi.

No.


No, no no.

Non ascoltare quella voce.

Non farlo o cadrai.

Non.


Ho le vertigini. Tutto questo vuoto che mi circonda, lo sento, lo avverto. Avvolge ogni cosa, accompagna ogni mio battito. E' dappertutto. Lo vedo ovunque. Cosa sto facendo?!


Faccio un passo indietro e torno al sicuro? Ne muovo uno in avanti? E non saprò mai cosa accadrà?! Da che parte andare.

da che parte stare.

Dove sto andando?!


Tutto trema.

La corda. Le gambe. Le mani.

Io tremo.


Ho nervi tesi come il filo invisibile su cui devo muovere i miei passi.

Il filo invisibile è teso come i nervi a cui demando i miei passi.


Inspiro. Ffffhuph.

Sento i polmoni gonfiarsi. Due sacche piene di ossigeno. Lo trattengo, lo spingo fino in fondo.

Nulla si muove.

La corda. Le gambe. Le mani.

Io non mi muovo.

Non ancora. Non.


Aria.

Butto fuori l'aria. Sento fuori l'aria.

Mi concentro su questo piccolo e trascurabile particolare.

Inspiro ancora. Ffffhuph.

Forza, concentrati, sì. Cooooosì.

E sento l'aria che esplode nel petto, i battiti che da dentro scandiscono il tempo. Sento che esisto.

E lascio andare via tutto.

Espiro: trovo il mio equilibrio.


Sono pronto. Lo sai solo quando lo sei, pronto.

E puoi fingere e forzarti ma cadrai se non saprai di esserlo. Pronto.

Passeggio, infilo un passo dietro l'altro, e muovo i piedi sul filo che ho nella testa, come si infilano le perle in una collana.

E muovo un passo sulle mie paure. Le accetto, le sfido. Le guardo e da qui, tutto ciò che mi spaventa è così infinitamente piccolo, impercettibile, un non niente. Tutto così lontano, diverso, valicabile, possibile. In equilibrio e sospeso sulle più profonde paure, tutto l'universo è così pregno di sorprese e meraviglia. È tanto banale, nella sua semplicità criptata, ed il rompicapo che cerchiamo di decifrare per tutta la durata del nostro viaggio in bilico su una corda immaginaria, è un rebus di cui sappiamo la risposta, anche se ci siamo crogiolati a trovare un senso più profondo.


Poi un altro passo, sugli interrogativi a cui non so dare risposta.

E supero il se avessi, il se fossi, il perchè, il quando, il semmai. E non mi fermo, non esito più. E trattengo con forza il mio equilibrio, sincronizzandolo ai battiti del cuore e agli impulsi delle sinapsi. Danzando sul loro leitmotiv, che come musica fa da sottofondo ad un assordante silenzio.


Muovo una serie di passi sopra ai dispiaceri.

Sono sul mio filo dove la corda è lacerata, in compagnia della mia solitudine, e tutto il mondo è lontano. Qui non può scalfire, qui non può ferire. Sono in bilico su un filo immaginario della lunghezza e del diametro delle mie cicatrici. Imparo a danzarci sopra e a regalare a quel mondo ostile, uno spettacolo mozzafiato.


Muovo il mio passo sopra alla rabbia.

Tutto quel baccano. Tutto quel rumore. E le parole, e le ingustizie e le urla. Ed i piatti rotti contro al muro, ed i pugni sferrati sul bancone. I pianti iracondi, le risate isteriche. Le guance rosse, il caldo che divampa.

In equilibrio sul mio filo, inspiro Ffffhuph. Espiro Uuuhfuh. E c'è tutto quel silenzio. La pace, la serenità. E la giustizia sta nel distinguersi. Nel restare in bilico.


In questo circo che è la Vita, il mio compare pagliaccio, nasconde le paure sotto una maschera di trucco spesso, e ride, si diletta e si fa vanto delle sue insormontabili montagne di paure e avversità.


Io, son funambulo. Cammino a testa alta, passeggio nel vuoto, sospeso sulle mie paure, sui quesiti che non hanno risposta, sulle avversità. Ed ogni passo è uno spettacolo in cui mostro e dimostro e cammino il vento soffia e faccio un passo in avanti più veloce e la corda scricchiola e i muscoli bruciano e il respiro è rotto e la corda invisibile vibra a volte disegna una curva e sorride muovo un passo e si accartoccia a fisarmonica e supero le montagne non mi fermo avanzo sempre avanzo ancora avanzo.


Passeggio su un filo invisibile, mostro e dimostro.




203 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page