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Ancora 1
  • Immagine del redattore: Laura Spadoni
    Laura Spadoni
  • 18 giu 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

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La vita è un susseguirsi incessante di stagioni e di dure prove. Di estati e inverni, di momenti fugaci, felici e caldi, e di ostacoli da superare, decisioni da prendere a sangue freddo, di cose, città, persone, luoghi da lasciare andare. E quando giunge l'autunno nella nostra anima, dobbiamo avere il coraggio e spogliarci delle foglie secche e morte, accettare la messa a nudo, le difese basse e vincere il freddo per rifiorire, più forti di prima, nelle estati che verranno.


Quando lo sentiamo arrivare, quell'impellente desiderio di ritrovare noi stessi. Quando l'eco lontana di una tempesta rimbomba frastornante nelle orecchie e la sensazione di rigenerarsi ci morde dentro e piazza un terremoto ogni notte ai piedi del nostro letto, dobbiamo saper affrontare le paure e lasciarci andare alla metamorfosi.


Come prima di un salto da una scogliera, un tuffo in acqua fredda, un giro sull'Otto volante, dobbiamo saper contare fino a tre, alla rovescia, e lasciare andare il superfluo. Tre, via i ripensamenti, due, scaccio la paura, uno.. lascio andare un urlo e corro il rischio.


Dobbiamo saper far nostra ed apprendere la nobile arte di lasciare andare, quella degli artisti di Vita, sempre a caccia di bellezza, capaci di trasformare le loro esistenze anonime, essenziali, piatte in un'opera d'arte. Dobbiamo imitarli, seguirli e salpare, affrontando le correnti avverse, alla conquista di una primavera pronta a colorarci l'anima di speranza.

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Lasciamo andare il passato, potiamo i rami secchi e morti che non ritorneranno alla gloria. Impariamo a lasciare andare gli anni perduti e abbracciamo la nostra età, facendo tesoro di gioie e dolori, responsabilità e doveri, incanti e rivelazioni. Cogliamo i frutti delle nostre esperienze, disseminati qua e là nei ricordi, e gustiamo il nettare ora che la maturità ha reso l'acre più dolce. E poi concediamoci una seconda possibilità, piantiamo un nuovo seme, perseguiamo sogni nuovi, impariamo dagli errori e affrontiamo il rischio delle tempeste che verranno senza troppe remore. Lasciamoci andare alla vita, scegliamo di essere, scegliamo il presente. E Scegliamoci.


Troviamo la forza di svellere le nostre radici e lasciamo andare le città del passato. Apprendiamo l'arte di essere cittadini di mondo. Adattiamoci, inseriamoci in contesti nuovi. Impariamo a chiudere a chiave nel nostro universo interiore le città che ci hanno ospitato, le realtà che verranno e quelle da cui immaginiamo di poter essere ospitati. Impariamo a lasciarci andare a nuove esperienze, a nuove avventure, a nuovi.. chissà.


Educhiamoci a lasciar andare le persone. Senza troppe toppe e cuciture o super colla, scotch e soluzioni precarie che non ristabiliranno davvero l'integrità di un legame spezzato, di una gioia perduta, di un sentimento affievolito, di una crepa nel cuore. L'eco assordante di un'anima che si è fusa al nostro essere ed ha condiviso con noi, anche se per un breve tratto di strada, sorrisi e lacrime, si protrarrà forse per giorni ed anni nelle stanze silenziose del nostro centro motore, ma una voce di ciò che non può più essere non può sovrastare i suoni di un mondo che è e che sarà. Teniamoci stretti il ricordo e lasciamo andare il rimpianto.


Rassegnamoci all'inevitabile. Non ostacoliamo il corso degli eventi e accettiamo il nostro essere al mondo hic et nunc. Lasciamoci andare alla nostalgia ed impariamo a bastarci. Lasciamo andare i vecchi amici, i vecchi amori, chi non c'è più, chi non abbiamo mai conosciuto. Congediamo, stacchiamoci di dosso il manto grigio dell'autunno, le foglie sbriciolate dal gelo che ha spazzato ogni vincolo, e accettiamo l'evoluzione. Concediamoci poi del tempo, per metterci al primo posto, per rispettarci e rispettare. Diamoci tempo e speranza.

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Concediamoci il lusso di lasciar andare le emozioni. Seppelliamo il rancore che ci portiamo dietro come un macigno, le incomprensioni, i litigi portati all'estremo, le parole non dette, le lotte, le frustrazioni, le invidie. Impariamo a lasciar andare la paura e i divieti. Le voci che ci impediscono di essere felici e quelle che ci impediscono di tentare.

E la fragilità. Impariamo a lasciarci andare, ad essere noi stessi, ad essere fragili.


Lasciamo andare i luoghi dell'abitudine. Abbracciamo nuovi contesti, affrontiamo nuove sfide, generiamo ancora più valore. Impariamo a far squadra ogni giorno con volti diversi, apriamoci al dialogo, allo scambio, alla novità.


Apprendiamo l'importanza di cadere, di sbagliare, di farci inverno per poter maturare in una splendida primavera. Sfatiamo il mito della bellezza della rondine, che adagiata su una vita illusoria fatta solo di sole e scorciatoie, vive solo di estati. Valorizziamo piuttosto l'importanza di farsi formica, di lavorare per conquistarsi la serenità, nonostante i rischi, le pedate, le minacce ed il senso di inferiorità dettato dalle proporzioni. Impariamo a lasciare andare i giudizi, i pregiudizi, le etichette, le illusioni, il dolore, le ingiustizie subite.


Perché solo chi sa farsi inverno può trovare primavera. Solo chi corre il rischio di soffrire, saprà rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice ardente ed una splendida farfalla che sboccia dal bozzolo di una crisalide.

Conta fino a tre e...

Lasciati andare.

 
 
  • Immagine del redattore: Laura Spadoni
    Laura Spadoni
  • 20 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 4 lug 2022


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Peso. Vibrazioni. Gravità.

Tranquillo, devi stare tranquillo. Avanti, calmati. Sta' calmo.

Forza. Così.

Ora respira.

Butta fuori l'aria e concentrati. Focalizzati su un particolare, solo uno.

Puoi farcela.

Devi farcela, devi.

No.


No, no no.

Non ascoltare quella voce.

Non farlo o cadrai.

Non.


Ho le vertigini. Tutto questo vuoto che mi circonda, lo sento, lo avverto. Avvolge ogni cosa, accompagna ogni mio battito. E' dappertutto. Lo vedo ovunque. Cosa sto facendo?!


Faccio un passo indietro e torno al sicuro? Ne muovo uno in avanti? E non saprò mai cosa accadrà?! Da che parte andare.

da che parte stare.

Dove sto andando?!


Tutto trema.

La corda. Le gambe. Le mani.

Io tremo.


Ho nervi tesi come il filo invisibile su cui devo muovere i miei passi.

Il filo invisibile è teso come i nervi a cui demando i miei passi.


Inspiro. Ffffhuph.

Sento i polmoni gonfiarsi. Due sacche piene di ossigeno. Lo trattengo, lo spingo fino in fondo.

Nulla si muove.

La corda. Le gambe. Le mani.

Io non mi muovo.

Non ancora. Non.


Aria.

Butto fuori l'aria. Sento fuori l'aria.

Mi concentro su questo piccolo e trascurabile particolare.

Inspiro ancora. Ffffhuph.

Forza, concentrati, sì. Cooooosì.

E sento l'aria che esplode nel petto, i battiti che da dentro scandiscono il tempo. Sento che esisto.

E lascio andare via tutto.

Espiro: trovo il mio equilibrio.


Sono pronto. Lo sai solo quando lo sei, pronto.

E puoi fingere e forzarti ma cadrai se non saprai di esserlo. Pronto.

Passeggio, infilo un passo dietro l'altro, e muovo i piedi sul filo che ho nella testa, come si infilano le perle in una collana.

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E muovo un passo sulle mie paure. Le accetto, le sfido. Le guardo e da qui, tutto ciò che mi spaventa è così infinitamente piccolo, impercettibile, un non niente. Tutto così lontano, diverso, valicabile, possibile. In equilibrio e sospeso sulle più profonde paure, tutto l'universo è così pregno di sorprese e meraviglia. È tanto banale, nella sua semplicità criptata, ed il rompicapo che cerchiamo di decifrare per tutta la durata del nostro viaggio in bilico su una corda immaginaria, è un rebus di cui sappiamo la risposta, anche se ci siamo crogiolati a trovare un senso più profondo.


Poi un altro passo, sugli interrogativi a cui non so dare risposta.

E supero il se avessi, il se fossi, il perchè, il quando, il semmai. E non mi fermo, non esito più. E trattengo con forza il mio equilibrio, sincronizzandolo ai battiti del cuore e agli impulsi delle sinapsi. Danzando sul loro leitmotiv, che come musica fa da sottofondo ad un assordante silenzio.


Muovo una serie di passi sopra ai dispiaceri.

Sono sul mio filo dove la corda è lacerata, in compagnia della mia solitudine, e tutto il mondo è lontano. Qui non può scalfire, qui non può ferire. Sono in bilico su un filo immaginario della lunghezza e del diametro delle mie cicatrici. Imparo a danzarci sopra e a regalare a quel mondo ostile, uno spettacolo mozzafiato.


Muovo il mio passo sopra alla rabbia.

Tutto quel baccano. Tutto quel rumore. E le parole, e le ingustizie e le urla. Ed i piatti rotti contro al muro, ed i pugni sferrati sul bancone. I pianti iracondi, le risate isteriche. Le guance rosse, il caldo che divampa.

In equilibrio sul mio filo, inspiro Ffffhuph. Espiro Uuuhfuh. E c'è tutto quel silenzio. La pace, la serenità. E la giustizia sta nel distinguersi. Nel restare in bilico.


In questo circo che è la Vita, il mio compare pagliaccio, nasconde le paure sotto una maschera di trucco spesso, e ride, si diletta e si fa vanto delle sue insormontabili montagne di paure e avversità.


Io, son funambulo. Cammino a testa alta, passeggio nel vuoto, sospeso sulle mie paure, sui quesiti che non hanno risposta, sulle avversità. Ed ogni passo è uno spettacolo in cui mostro e dimostro e cammino il vento soffia e faccio un passo in avanti più veloce e la corda scricchiola e i muscoli bruciano e il respiro è rotto e la corda invisibile vibra a volte disegna una curva e sorride muovo un passo e si accartoccia a fisarmonica e supero le montagne non mi fermo avanzo sempre avanzo ancora avanzo.


Passeggio su un filo invisibile, mostro e dimostro.

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  • Immagine del redattore: Laura Spadoni
    Laura Spadoni
  • 26 gen 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

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Cocci.

Schegge di sogni infranti, frantumati, sfracassati. Un cuore spezzato, qualche metro più giù.

Il Sentimento e la Ragione sono all'armistizio, entrambi hanno perso la guerra, ed oggi finisce alla pari.

Entrambi, annientati. Rottami.


Ci sono speranze sgretolate. Progetti andati in fumo, saltati in aria. Una bomba improvvisa, una mina nascosta tra le pieghe del quotidiano. Un passo pesante, la mia suola che preme.

E sfasciati i ricordi, in frantumi i castelli eretti sul terreno instabile della mia immaginazione, taglienti come lame. Venuti giù, ancor prima di nascere. L’impero di immagini su cui ho riposto la mia promessa di felicità è decaduto.


Ci son brandelli di una possibilità mancata sparsi sul pavimento scosceso del mondo. La siccità in gola, un acquazzione negli occhi, un terremoto nel petto.

E tutto quel disordine nel mio universo.

Per tutto quel disordine nel mio universo.


Il vento del cambiamento ha spalancato la finestra dell'ignoto, ha scosso le tende e gli interni della mia intimità. Il tempo di un soffio, leggero leggero, e tutto è franato, caduto, fracassato.


Cocci.

Schegge, frantumi, rottami, brandelli. Passati in rassegna.


Con la siccità che secca una primavera che attendevo - la sua attesa colorava il mio presente. Con l'acquazzone che affoga la mia volontà - e la mia volontà illuminava il mio presente.

Con il terremoto che scuote il luogo dove ho riposto la mia felicità - e la mia felicità era tutta in quel posto.


Distrutto. Finito. Franato. Diviso.

Come un grande puzzle.

Un grande puzzle e le sue tessere.

Un grande capolavoro da ricomporre, da ricostruire. E poi rompere e rifare, più veloce.


E se tutto fosse un gioco? E se i cocci son tessere di puzzle e facessi del caos, un capolavoro della fantasia?


Metto insieme i pezzi del mio universo, riparo il mondo per crearne uno nuovo.


Ed i cocci di ciò che era, sono i mattoncini del futuro.

E le cicatrici sono crepe di un puzzle.

Ed i cambiamenti, possibilità.

E la fragilità, opera d'arte.

Resilienza, ricompongo il mio puzzle. E la siccità si placherà e i colori torneranno a splendere. E l'acquazzone si ritirerà e la pioggia disseterà e le scosse daranno nuovo senso al mondo.


Deve essere così.

Deve essere così.


Un tassello blu, forse è lì che combacia, nell'angolino in alto. Eccone uno verde, dovrebbe andar così... sì, a destra. Dov'è il suo gemello, che cosa sto disegnando?

Chissà, non ho le istruzioni.


Sì, dev'essere così.

dev'essere così.

 
 
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