Parlateci.
Fateci sentire le vostre voci.
Ancora. Parlate ancora. Più forte.
Marco, Paola, Domenico, Jessica. Dateci ancora speranza. Guidateci con le vostre preghiere. Parlate.
Silvana, Luciano, fateci sentire il vostro amore, fateci sapere che le vostre mani sono intrecciate, che i vostri corpi sono stretti in un abbraccio e le vostre speranze accese, come un fuoco che arde e si alimenta per combattere il gelo. Fateci sapere che siete ancora uniti, nella cattiva sorte come nella buona, a raccontarvi chissà quale scenario futuro, quale progetto o promessa che nascondete nel cuore. Fateci strada con le vostre voci. Guidate le nostre mani e il fiuto dei nostri cani.
E anche voi, parlateci, Sebastiano, Nadia. Parlateci. Parlate al piccolo Emanuele che chiede di voi. Suggeriteci le risposte da dare. Urlate insieme a noi un fragoroso andrà tutto bene. Urlate al di là di quel manto gelido che vi avvolge e vi trattiene a sé. Rompete il silenzio, rompete quel muro ovattante alto otto metri che vi separa dalla vita.
Hotel Rigopiano, parlaci dalle tue stanze di quel che rimane. Restituiscici i tuoi ambienti, le cucine e le stoviglie, i salotti e le poltrone, lasciati vedere, scopriti senza vergogna e mostraci le cicatrici di ciò che resta. Scrolla di dosso il peso del freddo destino che ti ha ridotto a una reliquia nascosta e restituiscici le risate che ti hanno attraversato e le lacrime che ora, insieme al ghiaccio, inumidiscono il tuo cuore.
Parlaci Rigopiano, parlaci della neve come se fosse l'amore. Raccontaci di come sa emozionarti, di come sa trattenere il respiro, quando candida scende dal cielo, un fiocco per volta, per posarsi sui tetti e sulle strade, sulle chiome di alberi assiepati e sui fianchi di un monte per regalare momenti di bellezza e tranquillità.
Raccontaci poi di come il respiro non vuol più restituirlo, descrivici come ruba l'aria che ci alimenta, come graffia i volti con i suoi artigli a stalattite e afferra le ossa in una morsa stretta. Di come brucia nel suo glaciale ardore, ferita aperta che non si sa rimarginare.
Raccontaci Hotel Rigopiano della vanità delle cose belle che, con il rintocco delle lancette, san diventare crudeli. Raccontaci dell'egoismo di quei fiocchi, così meravigliosi, che innamorati del panorama regalato dal Gran Sasso, hanno continuato a tuffarsi nel mondo, lanciandosi da una nuvola di passaggio, senza pensare alle conseguenze. Raccontaci di come si son trasformati in brina, poi in manto scivoloso, infine in trappola.
Raccontaci dell'insistenza di una risata che, da manifestazione di purezza, sa trasformarsi in arma che irrita e scuote i nervi. Parlaci di come la terra, solleticata dalla neve si è lasciata sfuggire una grande e potente risata tanto forte da scuotere il pavimento del mondo incantato su cui ti adagiavi.
Raccontaci Rigopiano, senza vergogna, di cosa si prova. Descrivici il senso di smarrimento quando le pareti hanno iniziato a tremare. Dicci cosa hai sentito quando il freddo ti ha pervaso e la slavina ti ha avvolto. Raccontaci di Giampaolo, Tobia. Dicci cosa hanno provato quando la neve li ha circondati, parlaci del mostro che li ha ingurgitati e che cercano di combattere da dentro. Dicci di Piero, Rosa, dei loro pensieri, dell'oppressione, come quella di un ascensore che resta bloccato, del battito che aumenta, dell'oscurità che li avvolge, della paura di non conoscere il domani. Aiutaci a capire la direzione che hanno scelto quando la neve li ha accerchiati. Dove hanno deciso di trovare riparo, dove si nascondono, quanto è profondo il pozzo di ghiaccio dentro cui sono reclusi.
Parla al tuo cuore Hotel Rigopiano, alla vita che nasconde. Agli ospiti, a chi ti conosce da sempre e ha riposto in te la speranza di una vita serena e stabile. Parla loro sottovoce, convincili a credere negli Angeli, quelli giusti, e invitali a seguire solo quelli, senza ali e aureole, vesti bianche e riccioli d'oro ma illuminati dalla stessa luce splendente al di là del buio. Infondi loro la speranza di essere salvati, fai sapere loro che son arrivati, gli angeli fragili con caschi e berretti, giubbotti antigelo e turbine per sconfiggere il male.
Fa' sapere loro che scavano con le mani che sanguinano e tremano. Che sono corsi in loro aiuto con un paio di sci e tanta fede nel cuore. Fa sapere loro che sono in attesa di un segno, di sentire voci da trarre in salvo. E che scavano, scavano, scavano. Anche se vedono solo bianco, anche se si tagliano con i cocci di vetro, anche se le schegge si insinuano tra i pori della pelle e ostacolano il lavoro. Anche se il sole cala, scende la notte, rispunta il sole e ricala la notte.
Parla ai tuoi ospiti, Rigopiano, di quegli angeli scalzi che scodinzolano, annusano e si lasciano inghiottire dalla trappola di ghiaccio rischiando la vita per la Vita. Racconta loro di quei nasi che combattono contro l'analgesico e disorientante aroma di disperazione e gelo a caccia della fragranza più bella, in cerca del profumo di speranza, di lacrime e preghiere.
Parlateci tutti, perché noi possiamo sentirvi e emozionarci. Perché possiamo versare lacrime di gioia e credere nella capacità dell'uomo di tessere il proprio miracolo.