#BLACKHOLE, un monologo.
Me ne sto per i fatti miei, sì per i fatti miei, come tutti.
Lì in metro, seduta, tra la gente.
E scorro con il dito.
La gente sale a bordo, ed io scorro.
La gente scorre, ed io scorro.
La gente scende, ed io scorro.
- - - - - - - 3h
Cibo.
"Prossima fermata Sant'Agnese Annibaliano"
- - - - - - - 9h
Palestra.
"Treno per Laurentina, allontanarsi dalla linea gialla"
- - - - - - - 12h
Vita invidiabile.
- - - - - - - 12h
gruppo di amici, felice.
F-E-L-I-I-I-C-E capito no?! Quel felice là.
- - - - - - - 13h
Viaggio.
- - - - - - - 19h
Ancora cibo.
"Ao' ma che sta a di?! Nun me fa arzà er tono che sto 'n metro co 'a gente.
Oh nun giocà co' me!! Attacco! ATTACCO!! SCIAO SCIAO!" "Driiiiiin Driiiiiiin. Driiiiiiin Driiiiiiiin" "Ao ma che sei de coccio?! Nun me scercà più!"
"Prossima fermata...."
- - - - - - - 23h
Una poser.
Il suo boomerang del giorno.
Viso in primo piano.
Sguardo da cerbiatta.
Inclinazione del capo di 20° verso destra.
Loop per 3 secondi.
Destra, ritorno.
Destra, ritorno.
Destra ritorno.
Come un cucù, insomma. Stesso movimento.
Diverso giorno. Diverso outfit.
Me ne sto così. Per i fatti miei, insomma. Capito no? Per i fatti miei.
E scorro, perché oggi funziona così, la vita scorre, scorre tra le dita. La tua, quella degli altri. Liquida, scivola via. SWIPE, colpo secco di pollice, piccola rotazione del polso e puff, non c'è più.
Scorre, veloce.
Swipe, sei con Kate alle Bahamas.
Swipe, sei a tavola con Ben.
Swipe, in palestra con Elena.
Swipe, al concerto dei Red Hot.
Swipe
Swipe
Swipe
Swipe
Swipe
Swipe Swipe
Swipe, hai i capelli bianchi e hai perso la tua fermata metro.
Ma non io. Io no, io no. La mia fermata c'è l'ho ben in mente, perché un giorno io, me ne sto lì, capito no? per i fatti miei mentre la vita scorre, anche sotto i polpastrelli, ma certo, anche lì.
"Prossima fermata Cavour. Next stop Cavour, train to..."
Ma poi, capita che, la vedi. Scorri,
Swipe
e ti fermi. Lo fermi. Tutto si ferma.
Ti fermi e...
"Lauren "
...e
" "
" "
è.
È una cosa difficile da capire. Voglio dire, la vedi una volta sola, non capita mica tutti i giorni quella cosa lì. Quella sensazione lì. È bella, ma bella sul serio, davvero credetemi, è di quelle che scorri, ti fermi, ed è, sublime nella sua interezza, è grande, insomma è davvero incredibile, f...f...ffantastica, capite no? Una cosa che, no non ci si crede mica a quella cosa lì. Insomma si, è #nofilter.
Bella davvero capite?! Bella come i tramonti al mare d’inverno senza ritocchi, come i fiori messi a contrasto con l’asfalto agli arbori della primavera nei vicoli di Roma. Bella, ma bella. Bella davvero, ragazzi. Capito?
Me ne stavo lì, che scorrevo la vita e la vita scorreva e poi, ad un tratto. BOOM. Ho la vita tra le dita. Quella vera capite? Non la vita che desideriamo, non quella che ostentiamo.
Ma la vita vera, capite che intendo??
Ce l'avete presente?!
Quando succede di avere tra le dita una cosa così, tutto ha un senso. Io ho un senso. Il mio dito che accarezza un display, la vita che scorre e tu che la fermi. La senti vibrare, la osservi, la comprendi. La ammiri.
E per la prima vera volta sento di vivere mentre il resto scorre, silenzioso, come una scarica elettrica, dentro.
E' solo una foto. Mi direte. Oh si, si che lo direste.
Ve la mostrerei solo per fare eco al mio ego e dire "Avevo ragione", perché ve la mostrerei e voi la guardereste e direste "Ah si, è una foto".
E' solo una foto, una minuscola foto in un mare di selfie, ma che foto, ragazzi!!
Una singolarità.
S-I-N-G-O-L-A-R-I-TA'. Capite no? Quella singolarità lì.
Una singolarità concentrata in una massa dalla forza gravitazionale che attrae e cattura più della rete in cui siamo incastrati. Capite?! Il Buco nero, che attira a sé e, una volta dentro, ti cambia, più del World. Wide. Web.
C'è tutta la realtà in quella fotografia.
Ceci n'est pas une photo.
Questa è realtà.
Ceci est la realitè. Ce claire?! Capito no? Et voilà!
Madames et Monsieurs , Ho tra le mie manì le premier ritrattù officiel de un buc nerò.
Ed è incredibilmente nero. E misterioso, e buio. Ardente nel contorno, ed oltre l'orizzonte degli eventi, qualcosa.
Capito no? Me ne sto lì, per i fatti miei e ho un buco nero tra le mani, la realtà ben salda tra le dita, il silenzio tutt'intorno, il sedere sul sedile di un treno, ed il treno che va.
La gente che sale. La gente che scorre. La gente che scende.
Ed io che vivo.
E l'orizzonte degli eventi è lì. Ed è nero. Indecifrabile.
Ed il senso di tutto, finalmente chiaro.
Oltre l'orizzonte degli eventi, il nulla, forse tutto.
Il tempo passato. Quello presente. Quello che verrà.
E mentre me ne sto lì, capito no? Li seduto con il culò ben saldo sur la sedia di un metrò, ho tra le mani l'orizzonte degli eventi e sento il mio di orizzonte che si restringe.
E smetto di viaggiare veloce, di correre via. E lascio che una forza più grande mi attragga e mi lascio risucchiare dal domani.
E trattengo solo i segni indelebili del passato. Cicatrici, rughe di espressione, battiti di cuore.
E vivo l'adesso, senza immortalarlo. Perché se lo immortali non lo vivi. E se lo vivi scorre, scivola via e ne rimangono solo i segni indelebili, per restarti dentro.
E poi que serà, serà.
Me ne sto lì, con la realtà tra le dita, la verità che scorre, il sedere ben piantato sul sedile di un vagone metro e fuori dai finestrini, solo buio.
"Prossima fermata, ....."
Tutto è perfetto.